Depressione: la parte oscura da riconoscere, ascoltare e curare

Dott.ssa Stefania Santarelli Psicologa Clinica – Psicoterapeuta Psicoanalitica: Non sempre uno stato depressivo è facilmente riconoscibile. E non sempre quando si provano sentimenti negativi di profonda demoralizzazione e sfiducia vuol dire soffrire di depressione, da un punto di vista clinico.

Chi chiede un primo colloquio psicologico può essere a contatto con problematiche fisiche e/o emotive di varia natura, apparentemente non riconducibili a sintomi depressivi ma  che comunque possono molto preoccupare, come ad esempio, il cambiamento delle abitudini del sonno; forte spossatezza ed apatia nelle azioni quotidiane, ridotta capacità di concentrazione, lievi disturbi alimentari, sentimenti insopportabili di tristezza e disperazione ma anche essere attanagliati da domande ricorrenti ed autoriferite come “dove ho sbagliato?”  “cosa c’è in me che non va?”. “Mi sento solo” “Gli altri sono migliori di me”.  Per avere una diagnosi di depressione, però, è necessaria una visita specialistica.
La persona depressa, può talvolta riferire di provare una rabbia molto intensa poiché quello stato dell’umore non viene accolto totalmente dagli altri e per questo può vivere una profonda solitudine fino, in casi gravi, un ritiro sociale. Detto in altro modo, il soggetto può incontrare difficoltà a mantenere relazioni  o a crearne di nuove poichè perde lo “slancio” verso l’altro.
Chi soffre di depressione, spesso, è costretto a restringere il proprio campo di interessi fino ad “allontanarsi” dalle persone più care e che ama.
Dal punto di vista psicoanalitico la depressione può rimandare a vissuti abbandonici, di lutto o ad esperienze traumatiche, che non sono stati del tutto elaborati; può essere radicata in un sentimento antico di colpa o legata a dinamiche di vulnerabilità narcisistica, che coinvolge aspetti  identitari come una bassa autostima, sentimenti di fallimento e  mancanza di fiducia in se stessi oltre a considerare  eventuali fattori ereditari .
In adolescenza, in particolare, le dinamiche depressive possono riguardare un quadro clinico da trattare ma anche presentarsi all’interno di un processo evolutivo sano di crescita, che è molto importante accogliere ed ascoltare.
Un percorso di psicoterapia psicoanalitica può aiutare la persona a riconoscere cosa sta accadendo “dentro di sé”; a dare voce ad un malessere profondo, che ha la sua storia e per questo merita di essere ascoltato con attenzione e competenza. Solo in questo modo sarà possibile avviare un processo psichico di cambiamento, che porterà il soggetto ad una nuova consapevolezza di sé e desiderio di sperimentarsi nel tempo.

Come può essere curata la depressione?

Dott.ssa Beatrice Gobbi Medico Chirurgo e Specialista in Neurologia- Dottorato di Ricerca in “Neuroscienze” Università Politecnica delle Marche:
I disturbi depressivi consistono in periodi prolungati di eccessiva tristezza. Fra questi, la depressione maggiore, per definizione, deve durare almeno 2 settimane, manifestarsi con certi sintomi predefiniti ed interferire con il funzionamento sociale. I criteri diagnostici di riferimento sono quelli proposti dal DSM-5; risultano ampi, e con confini sfumati. Applicati agli studi epidemiologici, hanno portato a documentare una prevalenza del 20-40 % nella popolazione generale. Solo una parte dei soggetti che rispondono alla definizione di depressione maggiore presenta una alta ricorrenza nel tempo degli episodi di depressione e stati patologici caratterizzati da gravi alterazioni dell’umore, del pensiero, delle percezioni, della volontà-attività-motricità e comportamento. Solo in questo caso si entra nel capitolo delle sindromi maniaco-depressive. Accanto alla nota implicazione dei circuiti neurotrasmettitoriali monoaminerigici (serotonina, dopamina, noradrenalina), nella depressione risultano coinvolti anche altri circuiti neurotrasmettitoriali, alterazioni ormonali a livello dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, predisposizione genetica, neuroinfiammazione ed alterazioni a livello dell’asse intestino-cervello. Inoltre è opportuno considerare e trattare in modo specifico disturbi depressivi riconducibili a disturbi del neurosviluppo (esorditi in età evolutiva), così come quelli facenti parte di processi neurodegenerativi (esordio in età avanzata; per esempio depressione nell’ambito della malattia di Parkinson, della malattia di Alzheimer, della vasculopatia cerebrale etc). La diagnosi e l’inquadramento in tutti i casi si basa sempre sull’anamnesi.

La terapia della depressione spesso si basa su strategie multidisciplinari, dal momento che i farmaci attivi sul sistema nervoso centrale risultano molto utili, specialmente in fase acuta, in molti casi, ma sono al tempo stesso inefficaci in una percentuale non trascurabile di soggetti. La psicoterapia può consentire al soggetto di svolgere, a partire dai propri sintomi, un lavoro personalizzato che in definitiva può costituire, nelle forme meno gravi, una strategia di uscita dalla prospettiva di trattamento farmacologico a lungo termine, il quale può andare a configurare esso stesso una ulteriore sindrome clinica, che va a complicare il quadro clinico di partenza. Fra i trattamenti non farmacologici, in casi molto selezionati risulta utile la terapia elettroconvusivante; Risulta sempre utile in tutti i casi il regolare svolgimento di attività fisica. Sono in corso di studio la stimolazione magnetica transcranica e l’impiego di probiotici (psicobiotici).